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  • sulla risaia sperimentale di mezzana bigli

    Illustrazione di una coppia di bobolink (Dolichonyx oryzivorus) su una pianta di riso (Oryza sativa), da The natural history of Carolina, Florida and the Bahama Islands (1731-1743) tramite The Wellcome Collection e Wikimedia Commons, su licenza CC BY 4.0.

    Mi sembra che parlare di “ecologismo” o “ecoterroristi” in questi casi sia profondamente sbagliato. È più o meno come dire che una persona che fa propaganda no-vax è “salutista” perché teme gli effetti collaterali dei vaccini.

    Lʼecologia è una disciplina scientifica e non una corrente ideologica, né unʼestetica. Quella dellʼimpatto ambientale degli OGM è una questione complessa, di cui oggi non si sa abbastanza, e ancora ampiamente dibattuta; sono stati evidenziati effetti molto diversi, positivi e negativi, rispetto alle colture tradizionali su emissioni di gas serra, uso di pesticidi, biodiversità, consumo di suolo e inquinamento. Opporsi a misure come la coltivazione di tutte le varietà cosiddette OGM o ottenute da NTG non ha quindi conseguenze positive sugli equilibri ecologici, e anzi può averne di molto negative; perciò definire “ecologista” questa posizione è una contraddizione in termini. Chi si definisce ecologista o ambientalista non può non basare le proprie convinzioni sulla scienza, semplicemente perché altrimenti le politiche che ne derivano o non servono a niente, o fanno più danni ecologici che altro, come in questo caso.

    Spesso peraltro mi sembra che tutte queste posizioni, che per comodità chiamiamo “antiscientifiche”, non muovano tanto da una pseudoscienza indipendente, organizzata e con una certa sua coerenza interna, per quanto slegata dalla realtà (come, che so, lʼomeopatia o lʼantroposofia); ma dalla selezione pregiudiziale di teorie, idee, studi e ipotesi che nascono nel mondo scientifico, e che lì sono valide o sensate nel loro specifico contesto, da cui non possono prescindere. Queste idee vengono poi distorte ed innestate su un vago impianto ideologico, che non è una vera pseudoscienza. A pensarci bene, forse più che di ideologia si dovrebbe parlare di impianto estetico. Mi sembra che alla base di queste convinzioni ci siano più che altro concetti e soprattutto immagini semplici: il verde, lʼarmonia, la falsa dicotomia naturale/artificiale; il fatto che la natura sia in fondo buona e che ci darebbe da mangiare anche senza tutta questa violenta tecnologia che usiamo, se solo sapessimo vivere, appunto, in armonia con lei. Questo forse rende le convinzioni che ne derivano più profonde e meno criticabili.

    Insomma spesso il termine “ecologista” è utilizzato per indicare posizioni antiscientifiche, anche perché molti attori del cosiddetto mondo ecologista sono, tra le altre cose, oppositori delle tecniche di ingegneria genetica. Dʼaltra parte la lingua non si può davvero normare e controllare, il significato e lʼuso delle parole si impongono da sé, eccetera. Però sarebbe bello se, almeno in certi ambienti come quello dellʼinformazione, ci si riappropriasse di parole come ambientalismo o ecologismo, usandole nel senso più etimologico, e che si distinguessero anche nelle parole le posizioni “ecologiste” antiscientifiche da quelle che invece hanno senso.


  • a map of the railways in the belgian congo

    Belgian Congo Railway Network (pre-1960)

    A simplified railway map of the Belgian Congo up to 1960, just before independence. Download the original SVG file on Wikimedia Commons.


  • erba non cresce più

    Erba non cresce più
    ape non vola più
    bocca non bacia più
    ma io vorrei, ma io vorrei
    addormentarmi con te.

    Alto e lontano è il ciel
    nel ciel lontano è il sol.

    P. e V. Taviani, da una scena di Allonsanfàn, 1975


  • a crack in everything

    Ring the bells that still can ring
    Forget your perfect offering
    There is a crack, a crack in everything
    That’s how the light gets in
    That’s how the light gets in

    L. Cohen, Anthem, in The Future, 1992


  • composés de leurs molecules

    Dans la figure : pp. 424-425 du tome 16 de Les nuits de Paris, 1794, Bibliothèque nationale de France, sous licence LO 2.0.

    Ces idées me fatiguaient horriblem[en]t!… Pour me soulager, je m’enfonçai dans la fuite des siècles : Je vis les Hom[m]es de 1992, lire notre histoire; je m’efforçai de les entendre, et je les entendis. La severité de leur jugem[en]t contre Louis m’étona ! Il me sembla que les Uns lui reprochaient des maux incalculables ; tandis que d’Autres plûs terribles encore, le remerçiaient d’avoir été l’instrument de la destruction de la Royauté. Je crus voir que toute l’Europe avait pris un Gouvernem[en]t nouveau ; mais je voyais sur les pages de l’histoire, les horribles secousses que les Nacions avaie[n]t éprouvées ! Il me semblait entendre les Lecteurs, se dire entr’eux : « Que nous sommes heureus, de n’avoir pas vécu dans ces temps horribles, où la vie des Hom[m]es était comptée pour rien » ! Un de leurs Filosofes s’écriait: « Il faut de temps-en-temps de ces secousses, pour faire sentir aux Hom[m]es le prix de la tranquilité, com[m]e il faut une maladie pour sentir le prix de la santé ! » Mais (lui dit Un de ses Confrères), aurais-tu voulu être le Secoueur, ou le Secoué ? « Non, non, je ne voudrais pas l’être ! mais je ne serais pas fâché de l’avoir été. Le mal passé, dont on n’en pas mort, est une jouissance… » Hâ ! les beaux Raisonneurs (s’écria un Songe-creux, tâpi dans un coin) ; Vous l’avez été : Vous étiéz les Hommes d’il y a 200 ans : Vous êtes composés de leurs molecules organiques : Et vous êtes en paix, parce que ces molecules sont lasses d’avoir été en guerre. Vous y reviéndrez, après un long repos…

    N.-E. Rétif de la Bretonne, Les nuits de Paris, ou Le spectateur nocturne. Tome 16, 1794


  • denti

    Quando compri un uccello, guarda se ci sono i denti o se non ci sono. Se ci sono i denti, non è un uccello.

    D. Kharms, Disastri, 1939, trad. it. di Paolo Nori


  • zig-zag nella sera

    Le finestre frantumano il grande inferno cittadino
    di infernucci che ciucciano luci.
    Demoni rossicci, si impennano le macchine
    e il frastuono dei clackson esplode sulle orecchie.

    Sotto un’insegna con le aringhe di Kerč
    un vecchio malconcio cerca a tastoni gli occhiali
    e scoppia in lacrime quando nel tifone della sera
    un tram in corsa scaglia in alto le pupille.

    Nei buchi dei palazzi dove arde il minerale
    e il ferro dei treni ostruisce il foro
    getta un urlo un aereo e piomba dove
    al sole ferito cade un occhio.

    Sulle coperte gualcite dei fanali allora
    sviene d’amore, oscena e ubriaca, la notte
    e arranca dietro i soli delle strade,
    a tutti inutile, la flaccida luna.

    V. V. Majakovskij, Zig-zag nella sera, in Latte di giumente, 1913, trad. it. di S. Vitale


  • una collegiale

    La Rivoluzione [francese] viene concepita mitologicamente come una persona in carne ed ossa che va alle urne a votare invece degli elettori. […] Siamo condotti ad attribuire in blocco la varietà degli eventi rivoluzionarî alla Rivoluzione personificata, piuttosto che assegnare ciascun fatto all’individuo o al gruppo di individui che ne furono autori. E allora questa Rivoluzione […] ci appare come una potenza incoerente, capricciosa, violenta, qualcosa di incomprensibile. […] Quando, invece, si metta da parte la cosiddetta Rivoluzione e si parli in termini concreti di rivoluzionarî, […] tutto ci obbliga a conchiudere che ben pochi fra essi appartenevano a quello stesso tipo morale sotto cui si sogliono classificare le collegiali di sedici anni.

    G. Salvemini, La rivoluzione francese, 1788-1792, 1905


  • che rassa de religion

    “Ma come? – mé dimanda stupefàcti – I cristiàn no’ bala?”

    “No, sémpre seriosi i stan.”

    “E quando i prega no’ i fa l’amóre?”

    “No, gimai!”

    “E no’ i beve?”

    “Beve soltanto ol prévete, e i altri ‘sta a vardà.”

    “De bòn? I cristiàn no’ bala… no’ beve… i cristiàn i sta seriosi, non se spara con le cane ol boracéro per ol naso. No’ fa l’amóre quando i prega! Ohi, che rassa de religion de morte l’è?!”

    D. Fo, Johan Padan a la descoverta de le Americhe, 1991


  • calabresi

    Non amo i calabresi: di solito sono antipatici e hanno un fondo di rancore, odium humani generis e fastidio all’idea che altrui faccia, onde, nulla facendo, dedicano le loro energie ad impedirlo. Ma quando il calabrese è signore, lo è in modo straordinario; quando è amico lo è in modo straordinario.

    P. Isotta, La virtù dell’elefante, 2015


  • le fou et la poule

    Chaque fois que le sujet perd radicalement la parole parce qu’il ne peut pas dire « non » à cet impératif absolu — auquel il ne choisit pas, pour autant, de dire « oui » —, il a affaire à ce premier surmoi qui, nous le verrons, n’est pas identifiable à la censure.

    Voici l’histoire : un fou qui se prend pour un grain de blé, se trouvant guéri, sort du service où il était hospitalisé ; à la sortie de l’hôpital, rencontrant une poule, il fait demi-tour, terrifié, et demande à son psychiatre de le réinterner. Question du psychiatre, étonné : « Je ne comprends pas, il y a cinq minutes, vous étiez guéri, vous saviez que vous n’étiez plus un grain de blé… » Réponse du fou : « Oui, moi je le sais, mais elle, est-ce qu’elle le sait ? »

    A. Didier-Weill, Les Trois Temps de la loi, 2008


  • monto

    In figure: detail of Monto from the Plan of the city of Dublin. Letts’s popular atlas (1883) by Letts, Son & Co. Limited, London, via David Rumsey Map Collection, David Rumsey Map Center, Stanford Libraries, licensed under CC BY-NC-SA 3.0.

    The Mabbot street entrance of nighttown, before which stretches an uncobbled tramsiding set with skeleton tracks, red and green will-o’-the-wisps and danger signals. Rows of grimy houses with gaping doors. Rare lamps with faint rainbow fans. Round Rabaiotti’s halted ice gondola stunted men and women squabble. They grab wafers between which are wedged lumps of coral and copper snow. Sucking, they scatter slowly. Children. The swancomb of the gondola, highreared, forges on through the murk, white and blue under a lighthouse. Whistles call and answer.

    J. Joyce, Ulysses, 1922

    Well, if you’ve got a wing-o,
    Take her up to Ring-o
    Where the waxies sing-o all the day;
    If you’ve had your fill of porter, And you can’t go any further
    Give your man the order: “Back to the Quay!”

    And take her up to Monto, Monto, Monto
    Take her up to Monto, lan-ge-roo,
    To you!

    G. D. Hodnett, Monto, 1958


  • sfortuna

    Fare dell’umorismo sulla precarietà della vita umana al capezzale di un moribondo non è umorismo. D’altra parte quando quel gentiluomo francese che saliva i gradini che lo portavano alla ghigliottina, avendo inciampato in uno dei gradini, rivolgendosi alle guardie esclamò: «dicono che inciampare porti sfortuna», quel gentiluomo meritava certamente che la sua testa fosse risparmiata.

    C. Cipolla, introduzione ad Allegro ma non troppo, 1988


  • toutes les sciences

    Aux yeux de quiconque n’est point un sot, en trois lettres, toutes les sciences sont intéressantes.

    M. Bloch, Apologie pour l’histoire ou Métier d’historien, 1943


  • intolleranza

    L’intolleranza è l’incapacità di regolare la nostra naturale e biologica reazione al diverso. […] Alla tolleranza ci si educa, non si nasce tolleranti.

    U. Eco, in un’intervista della trasmissione Rai Mediterraneo


  • para producir un rico

    Y yo pregunto a los economistas políticos, a los moralistas, si han calculado el número de individuos que es necesario condenar a la miseria, al trabajo desproporcionado, a la desmoralización, a la infancia, a la ignorancia crapulosa, a la desgracia invencible, a la penuria absoluta, para producir un rico.

    J. B. de Almeida Garrett